Spelonga nel cinema

Fra i circa 150 film ambientati nella regione Marche quello che fu girato a Spelonga, nella primavera del ’68 si ricorda sicuramente per l’enorme successo di pubblico; Serafino di Pietro Germi racconta la storia di un pastore contestatore interpretato dalla straordinaria simpatia di Adriano Celentano, protagonista per la prima volta sul set cinematografico.

Germi scelse proprio Spelonga non solo perché immersa in un contesto naturale di incontaminata bellezza paesaggistica, ma anche perché forse fra tanti meglio testimoniava la semplicità di una vita pastorale ormai per sempre scomparsa; il regista cercava “il ritorno alla vita semplice dei bei tempi “(Beppe Mora).
I personaggi secondari e le comparse del film furono scelti dal regista proprio fra gli stessi abitanti; egli entrò nelle loro case nei loro ritrovi nella storia di quelle stradine rimaste immutate da secoli.

Alfredo Giannetti il suo sceneggiatore (con cui vinse l’oscar per “Divorzio all’italiana”) racconta in un intervista di avere sceneggiato le prime duecento pagine di Serafino, documentandosi sulla vita dei pastori dell’appennino; poi rinunciò all’incarico (sostituito da Benvenuti e De Bernardi) e a suo parere il film fu riscritto in chiave più popolare facendone una pellicola da cassetta.
Lo conferma la sua prima posizione nella classifica del 1968 seguito da “Il medico della mutua” con Alberto Sordi di Luigi Zampa.

Tuttavia resta il valore di autenticità rintracciabile in alcuni brani del film che riportano una vita semplice scandita da ritmi lenti e naturali che nella realtà invece andava mano a mano scomparendo incalzata dalla velocità con cui i nuovi modelli di riferimento dell’era moderna si affermavano; in quelle scene in cui la realtà semplice del paese è interpretata anche dai soli volti degli abitanti e da particolari angoli dell’abitato con le sue stradine, Germi ha colto un’ultima testimonianza di un esistenza destinata a scomparire da lì a poco.

Autore: Dario Nanni